Fondazione San Giuseppe per l'aiuto materno e infantile Onlus

Quante possibilità ho?

Quante possibilità ho: è questa la domanda ricorrente.
È questa la domanda del nostro tempo.
È questo che chiedono i ragazzi ogni giorno.
A volte in modo esplicito, altre in modo implicito. Quando c’è paura o timidezza, lo chiedono gli occhi e il viso assume una forma precisa. È uno sguardo che penetra e cerca conferme.
In questo microcosmo che è la Comunità, sono tante le variabili in gioco: l’età, il livello culturale di partenza, l’educazione ricevuta, i modelli genitoriali acquisiti, la tolleranza alle frustrazioni, le ambizioni personali e familiari. E ancora la comprensione della lingua, la capacità di adeguarsi ai nuovi contesti e di relazionarsi alle persone, l’abilità di riuscire a vivere l’adolescenza evitando gli eccessi, la fortuna di frequentare un percorso scolastico e formativo che piace e la volontà di portarlo avanti.
Il tempo in Comunità è contrassegnato da tante piccole sfide evolutive. Con il passare dei mesi e degli anni si celebrano i successi e si sostengono e si comprendono i fallimenti. Poi arriva il giorno delle sfide importanti:            un esame, il primo stage, un colloquio di lavoro, la ricerca della casa, la gestione autonoma della propria vita.
Con le sfide arriva la domanda: quante possibilità?

Secondo te quante possibilità ho?

Solitamente la domanda viene fatta in cucina, il luogo in cui si alimenta la vita, o in ufficio, il luogo in cui si organizza la vita.
Sono domande dirette, che ti spiazzano. Domande che a volte ti portano a cercare lo sguardo di un collega, quasi a voler dire: ecco, è arrivata!
Ma c’è una risposta più vera di altre? Non è forse questo il tempo contrassegnato dalle incertezze crescenti?
Se è vero che non c’è una risposta esatta, è altrettanto vero che esiste una via, una strada, un’indicazione, a volte sottovalutata, a volte dimenticata e a volte banalizzata: dai il massimo, sii totale, dai il 100% delle tue capacità senza risparmiarti.
Utilizza la tua intelligenza e le tue capacità fisiche con totalità, lasciati coinvolgere completamente dall’esperienza che dovrai vivere. Non temere di esaurire le forze, perché l’appagamento che deriva dall’essere “totali” rialimenta di nuove energie l’organismo e la mente.
A questo suggerimento segue solitamente un’affermazione: ma non dipende tutto da me! Li fuori c’è il mondo con tutte le sue complessità e a volta fa paura.
È vero, fuori c’è il mondo, con le persone e le situazioni che si combinano tra loro in modi imprevedibili e a volte spiazzanti.

In queste occasioni mi vengono in mente le parole di un vecchio maestro: dipende il 100% da te e il 100% dalla vita.
Queste parole hanno, all’apparenza, l’effetto di un Koan Zen. Un paradosso insolubile.
In realtà, a pensarci bene è proprio così. Noi non abbiamo potere di intervenire sugli “intervenienti” (le persone che incontreremo, la loro disposizione nei nostri confronti, le situazioni in cui ci troveremo), ma il nostro essere “totali” è in grado di influenzare il circostante in un modo che a volte ci sfugge. La “totalità” diventa il carburante che alimenta le possibilità.
A questo punto subentra una nuova affermazione: non è sempre possibile dare il 100% nella vita. A volte sei stanco, leggermente depresso, demotivato, spaventato, deluso, ecc.
In questo caso il tuo 100% sarà quello di cui disponi in quel momento, fosse anche il 10% delle tue possibilità.          La totalità rappresenta il completo utilizzo delle possibilità di cui disponi in quel dato momento, indipendentemente dallo stato di benessere generale di cui si dispone.
Alla fine arriva la domanda delle domande: e se comunque va male? Se ho dato il 100% e non ho ottenuto quello che desideravo?
Succede che conquisti il diritto di essere fiero di te stesso, di guardare il mondo a testa alta, da “guerriero”. Perché un guerriero non è colui che vince, ma colui che è disposto ad affrontare le proprie sfide con totalità.
Spesso veniamo distratti dalla quotidianità, dimenticando che, di pari passo al percorso della società, dell’economia, della politica e della storia, ne esiste un altro: è il nostro personale percorso su questa terra. È questa unica e irripetibile esistenza, e tu, ragazzo mio, hai il potere di manifestare te stesso in tutto quello che fai, rendendolo unico e grande.

Non risparmiarti, non rassegnarti, affronta le tue sfide come un nobile guerriero. Nobile perché le sue armi non creano dolore a nessuno.
Con la totalità arriveranno i compagni di viaggio, gli amici, gli amori, le situazioni giuste, la forza interiore e le possibilità.

Luca Finocchiaro, Pedagogista, educatore di Casa Borgatti.

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