L’Istituto San Giuseppe per l’Aiuto Materno e Infantile, di fatto esistente fin dal 1900 ma ufficialmente riconosciuto come ente morale soltanto nel 1910, fu fondato dalla riminese Isabella Soleri (1859-1953), primogenita del conte Carlo proprietario dello storico palazzo Soleri all’angolo tra corso d’Augusto e via Ducale, dove fino al XII secolo fu l’antico Oratorio di San Lorenzo fuori le Mura.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1895, la contessina Isabella eredita sia il palazzo di famiglia che un ricchissimo conto in banca; nello stesso anno col nome di suor Giuseppina entra a far parte delle Figlie della Carità di San Vincenzo dè Paoli. Neppure due anni dopo dal cognato Carlo Cassoli rimasto vedovo di Giulia, la minore delle sue quattro sorelle, rileva la proprietà del confinante edificio ora ai n.3 e 5 di via Ducale (il palazzo Cassoli, all’epoca al n.163). La compera fu fatta non tanto per aumentare il suo “status quo” quanto per incrementare in un unico complesso lo spazio a disposizione per le madri bisognose d’aiuto.
Fin dal 21 novembre 1900 suor Giuseppina comincia col trasformare il palazzo di famiglia in ricovero San Giuseppe, accogliendovi inizialmente sei “povere vecchie”, diventate più di trecento man mano che l’Istituto veniva provvisto di crescenti possibilità economiche. Il 6 dicembre 1914 con atto del Notaio Alberto Ricci decide di donare ufficialmente all’Istituto sia il palazzo Soleri che il palazzo Cassoli, aggiungendovi la rilevantissima somma di 100.000 lire in titoli di Stato ricevuti in eredità alla morte del padre (tanto per dare un’idea di quanto rappresentasse all’epoca una cifra del genere giovi sapere che era di 5 volte almeno superiore al valore dei due fabbricati insieme, quindi una ventina di milioni di euro attuali).
Seguendo l’esempio della sua ricca donazione, l’istituto si è poi sempre retto grazie alle successive donazioni e lasciti.
Nel 1938, ad esempio, l’Aiuto Materno accetta dal Comune la “concessione gratuita” di un locale al piano superiore dell’adiacente Caserma Ducale, da allestire come reparto gestanti tubercolotiche, usato durante la stagione estiva anche come dormitorio per i bambini scrofolosi accolti a Rimini per fruire delle cure dei bagni di mare. Nel 1948, unitamente alla somma di 50.000 lire, riceve da Guglielmo Biffi la donazione di un fabbricato con vincolo di intestazione di una sala gestanti a Matilde Rossi Biffi, madre del donatore. Nel 1958 il Comune dona all’Istituto il terreno proveniente dalla demolizione dell’ex Caserma Ducale, un’area di 1033 mq. confinante sul lato mare del palazzo Cassoli. Un anno dopo il Consiglio di Amministrazione del San Giuseppe comincia ad attivarsi per ottenere dallo Stato la corresponsione dei danni di guerra complessivamente sofferti dai propri edifici, prendendo in seria considerazione la possibilità di costruire sul terreno ricevuto dal Comune un nuovo Ospedalino per i Bambini. Ottenuto finalmente nel 1963 lo stanziamento di 11.600.000 lire per danni di guerra, è in grado di affidare ad un esperto ingegnere la redazione del relativo progetto. Sul finire di quello stesso anno interviene anche la donazione di 85 milioni di lire da parte delle due sorelle Bronzetti, a fronte dell’impegno di intitolare il nuovo reparto alla memoria del loro povero fratello Guglielmo. Nel 1964 anche Marino Briolini, proprietario del confinante palazzo Ricciardelli, dona una porzione di area cortilizia confinante con l’ex Caserma Ducale, utile per il completamento dei servizi del costruendo reparto pediatrico (un frustolo di 89 mq.). Nel 1965 riceve in dono un terreno che, una volta venduto all’asta, porterà nelle casse dell’istituto una discreta somma che si andrà ad aggiungere a quella necessaria per il completamento dell’Ospedalino, i cui lavori nel frattempo erano stati intrapresi. Anche il Comune contribuisce alla spesa con 30 milioni di lire.
Il 12 Ottobre 1966 il nuovo Ospedale dell’Aiuto Materno, intitolato a Gugliemo Bronzetti, viene finalmente inaugurato, con una capacità di 63 posti letto dei quali 45 in Pediatria e 18 in Ostetricia. I lavori sono stati eseguiti dall’Impresa Silvestroni Marino e Fratelli di San Pancrazio di Russi (Ra), su progetto e D.L. dell’Ingegnere riminese Giuseppe Tonini. Numerose altre donazioni minori sono intervenute durante e dopo il periodo suddetto.
Con la costituzione delle Unità Sanitarie Locali, al 31 dicembre 1980 l’ex Ente Ospedaliero San Giuseppe, così come gli altri enti similari del circondario (Rimini, Verucchio e Santarcangelo) confluisce nell’ U.S.L. n.40 – Rimini Nord. Segue una travagliata successione dei fatti che porterà alla sua fefinitiva chiusura, molto sofferta. Tra revoche e sospensive si arriva al marzo 1985 quando alle ore 12 di mercoledì 15 maggio cessa definitivamente l’attività sanitaria del San Giuseppe, seguita all’unificazione dell’Ospedalino dei Bambini Guglielmo Bronzetti all’Ospedale Civile. A distanza di qualche mese segue la chiusura del Laboratorio di Analisi e, verso fine anno, arriva anche il trasferimento della Neuropsichiatria Infantile, una decisione fortemente osteggiata dall’opinione pubblica tanto che il reparto resterà ancora operativo nella vecchia sede per altri tre anni. Il 26 settembre 1988, ottenuto il riconoscimento di una sezione autonoma, avverrà il suo definitivo passaggio all’Ospedale Infermi, segnando la cessazione a tutti gli effetti dell’Ospedale San Giuseppe meglio conosciuto come Ospedale dei Bambini.
Attualmente i locali sia del palazzo Cassoli che dell’ex Ospedalino dei bambini, debitamentte ristrutturati ed acconciati alla bisogna, sono utilizzati dal Comune di Rimini per ospitare la Sezione Tributi. Al San Giuseppe resta solo la proprietà del palazzo Soleri.
Paolo Semprini
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