La necessità di riscrivere la storia della sanità e del sociale riminese non solo al maschile, ma anche dal punto di vista delle donne. È con questo spirito che la Provincia di Rimini, in particolare il Settore Politiche di genere e pari opportunità, promuove il ciclo di incontri: “Donne protagoniste nella sanità del riminese”.
Il primo incontro si è svolto lo scorso 26 Marzo alla Sala del Buonarrivo ed è stato dedicato alla figura di Isabella Soleri. Ad introdurre l’incontro Leonina Grossi, consigliera provinciale delegata alle pari opportunità, e Pier Luigi Foschi, coordinatore scientifico dell’iniziativa. Il compito di tratteggiare il profilo di Isabella Soleri è invece stato affidato ad Antonella Chiadini, medico pediatra e giornalista scientifico, già dirigente presso la Direzione Generale dell’Ausl e Assistente medico di pediatria all’Ospedalino dei Bambini dal 1978 al 1984, tuttora collaboratrice della Fondazione San Giuseppe per l’Aiuto Materno e Infantile ONLUS. A lei rivolgiamo qualche domanda su questa figura importante della sanità e del sociale riminese.
“Aiutare senza apparire”, una frase di Isabella Soleri che sembra sintetizzare bene la sua stessa vita. E’ d’accordo?
La vita di Isabella Soleri è stata proprio questo: una vita nel nascondimento, nella semplicità, nella gratuità ma caratterizzata da una straordinaria generosità. E nonostante il suo desiderio di non apparire, ancora oggi dopo più di cento anni siamo qui a parlare di lei! Questo ci dice quanto il suo contributo sia stato importante.
Quale il contesto storico in cui la Soleri è vissuta e ha operato?
Tutto l’Ottocento è attraversato da scoperte importanti sia in campo medico che scientifico. L’ospedale, fino allora inteso come luogo di accoglienza in senso più ampio, comincia ad assumere il ruolo di luogo di cura e a delineare un’organizzazione interna del lavoro. In questo contesto le Suore di Carità sono un ordine religioso molto importante e, oltre a portare conforto ai malati a tempio pieno, ricoprono ruoli di coordinamento e gestione delle attività che ruotano attorno ai sanitari. Nel 1895, alla morte del padre, Isabella Soleri prende i voti come suora di Carità col nome di suor Giuseppina. Da subito anche la sua esperienza di religiosa si caratterizza per l’attenzione ai più deboli ma anche per una grande capacità organizzativa e gestionale. E’ il tempo in cui si affaccia l’attenzione all’infanzia e muove i primi passi la pediatria. Nulla o quasi viene fatto per la tutela della donna e della gravidanza, e la mortalità infantile è altissima, soprattutto fra i figli illegittimi che le madri sono costrette ad abbondare alla nascita e che vivono in condizioni terrificanti nei brefotrofi, allevati da balie mercenarie.
Poi l’incontro con Antonio Del Piano, il “medico dei bambini”
L’incontro con il medico riminese che aveva una attenzione particolare all’infanzia, Antonio Del Piano, diviene cruciale. Non sappiamo di preciso come sia avvenuto questo incontro ma sappiamo che l’intreccio tra “scienza e carità” diverrà la cifra di tutto l’impegno e l’esperienza di suor Soleri nel dare vita proprio all’ “Aiuto Materno”, nato nel 1910 per l’assistenza delle madri povere e la protezione della primissima infanzia. Oltre ad aver fatto nascere questa istituzione, a suor Soleri si deve la donazione di un patrimonio ingentissimo consistente in due palazzi (uno sul corso d’Augusto e uno sulla via Ducale) e in numerosi titoli per un valore di 100.000 lire. Per quell’epoca una donazione straordinaria.
“Le donne per le donne” è il titolo del suo intervento, in che modo le donne sono state protagoniste della storia dell’Aiuto Materno e, in generale, della sanità e del sociale riminese?
La storia dell’Aiuto Materno, oggi Fondazione San Giuseppe, è un vero esempio del ruolo che hanno avuto le donne, anche in passato, nella creazione di contesti di accoglienza sociale e assistenza sanitaria all’avanguardia. Mi piace qui citare la ricerca di due docenti universitarie, la prof.ssa Maria Gabriella Baldarelli dell’Università di Bologna e la prof.ssa Mara Del Baldo dell’Università di Urbino, che sta mettendo proprio in luce questo aspetto della “pink accountability”: una straordinaria capacità tutta al femminile di amministrare, così ben rappresentata nella storia della San Giuseppe. Non è un caso che tra i 358 soci fondatori di questa istituzione 277 (oltre il 75%) fossero donne.
Che cosa rimane dell’esperienza di Suor Soleri oggi?
Sicuramente il suo atteggiamento di “cura amorevole” è il filo conduttore che ha attraversato tutta la storia dell’Aiuto Materno/San Giuseppe. Un filo – come ebbe a dire Maurizio Bertozzi in un’intervista realizzata per il Centenario di questa istituzione – che unisce sia l’esperienza sanitaria dell’Ospedalino che quella sociale dell’Istituto, oggi Fondazione. Curare in modo amorevole le persone più fragili è l’eredità che suor Soleri lascia oggi alla Fondazione San Giuseppe e che cerchiamo di mettere in pratica in quella che è oggi la nostra mission: l’assistenza a persone disabili, la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Isabella Soleri grazie alla sua generosità oggi è più viva e presente che mai!
Il prossimo appuntamento è previsto per Mercoledì 2 Aprile p.v. alle ore 17 sempre alla Sala del Buonarrivo della Provincia di Rimini, Patrizia Bebi presenterà la figura di Maria Ceccarini e il suo ruolo nella creazione dell’Ospedale di Riccione.
Silvia Sanchini
Nobile Donna Isabella Soleri (1859-1953).
Breve profilo biografico
Nasce a Rimini il 20 Dicembre 1859 dal conte Giacomo Soleri Giamagli e dalla contessa Caterina Misturi. Isabella entra nella famiglia delle Figlie della Carità di San Vincenzo dè Paoli nel 1895, con il nome di Suor Giuseppina- suor servente.
Dal 1906 al 1909 ricopre la carica di “ufficiale della provincia” del suo Ordine a Siena poi viene mandata a Rimini quale superiora all’Ospedale Civile. Nel 1911 viene trasferita a Roma come superiora della Casa di Sant’Agata e poi diviene economa provinciale a Napoli; dal ’26 al ’46 è superiora a Giulianova dove, il 7 febbraio 1953, conclude la sua “operosa esistenza terrena”.
Presso l’Istituto Castoriani di Giulianova vi è una lapide “nel nome e nel ricordo dell’incomparabile suor Soleri superiora delle Figlie di Carità, che tutta un’esistenza consacrò alle Orfane”.
Anche Suor Luisa Picchietti in una lettera ricorda “la luce della sua intelligenza e la ricchezza del suo alto sentire”.
(tratto da: A. Chiadini, P. Freddi, La storia di un valore. L’Istituto San Giuseppe per l’Aiuto Materno e Infantile di Rimini. Vol I, Fara Editore, Rimini 2008)
Per sostenere la Fondazione San Giuseppe oggi:
Donazioni ed elargizioni in denaro finalizzate alla qualificazione e potenziamento dei progetti e delle strutture socio-educative possono essere effettuate tramite un versamento presso:
Banca CARIM Rimini
Coordinate Bancarie:
IT 06 Z 06285 24201 C/C 000107470945
Puoi anche donare il tuo 5×1000 alla Fondazione San Giuseppe. Firma e inserisci nella dichiarazione dei redditi il codice fiscale: 82002010401.
Donne protagoniste nella sanità del Riminese. Isabella Soleri e l’Aiuto Materno